Ciao
a tutte!
La sua vita, non è stata facile. A sedici mesi, infatti, fu portata in collegio da suo padre, dopo la morte prematura della madre.
A cavallo tra le due guerre, alla fine degli anni '20 non potevano che avere occhi tristi.
Questa, è appunto, l'unica bambola, l'unico gioco appartenuto ad una bimba che ora ha 92 anni.
Questa
sera vorrei raccontarvi una storia.
Una
storia particolare, come particolari sono i suoi protagonisti.
Mia
zia è una meravigliosa signora di 92 anni.
Occhi azzurri e capelli bianchissimi spiccano sulla carnagione dorata.
Occhi azzurri e capelli bianchissimi spiccano sulla carnagione dorata.
La sua vita, non è stata facile. A sedici mesi, infatti, fu portata in collegio da suo padre, dopo la morte prematura della madre.
Li visse fino ai 18 anni, quando, una zia di buon cuore, decise di prenderla in
casa.
Mentre racconta, si perde nei particolari ed i suoi occhi brillano di ricordi,
ma, nello stesso tempo, vengono offuscati dalla troppa tristezza.
Così, anche l'unica sua bambola, regalatagli da suo padre, ha lo sguardo mesto. Se ci pensiamo, le bambole, una volta, erano il ritratto della società.
A cavallo tra le due guerre, alla fine degli anni '20 non potevano che avere occhi tristi.
Questa, è appunto, l'unica bambola, l'unico gioco appartenuto ad una bimba che ora ha 92 anni.
Occhi
azzurri, boccuccia semi aperta che fa intravvedere il primo
dentino.
Quando
la zia decise di regalarla a mia mamma, perché se ne prendesse cura,
questa piccola meraviglia non aveva vestito.
Così, con mamma, decidemmo di confezionarne uno.
Così, con mamma, decidemmo di confezionarne uno.
Con
il sangallo, facemmo un abitino lungo riuscendo a far uscire anche
la cuffietta.
La
ripulimmo tutta, cercando anche di restaurare il pagliericcio oramai
rovinato.
Decidemmo così, di adagiarla sul comò della camera da letto
matrimoniale, esattamente dentro un vecchio catino, trovato nella casa
di campagna.
Stette li per un bel po' di tempo, finché...
Finché un bel giorno mio papà non arrivò a casa con una ventina di assi di
legno. Legno, antico, che i segni del tempo avevano reso
affascinante.
Non tardò così a venir fuori l'idea!
La bambina non poteva stare lì, nel catino. Ci voleva quindi un oggetto particolare
La bambina non poteva stare lì, nel catino. Ci voleva quindi un oggetto particolare
Così
mio papà cominciò a pensare ad una culla.
Prese spunto dalle vecchie
“Chinn-e” cioè le antiche culle a terra.
Qui, nelle campagne liguri, ci sono un sacco di
rappresentazioni delle chinn-e, appunto "culle a terra".
Le madri
infatti cullavano i propri pargoli con i piedi. Mentre cucivano,
tessevano o ricamavano riuscivano infatti a ninnare i piccoli.
Così, la bravura e l'estro di mio padre, diedero vita ad un lavoro eccezionale.
La culla, la vecchia culla era pronta.
Ma
a quel punto mancava qualche cosa.
Per una bambina preziosa, ci voleva una culla dipinta.
Ed
ecco.
Cominciai
dipingendo la base di giallo pastello e la feci asciugare.
Scelsi poi, come tema dominante i fiori. Le camelie più precisamente.
Scelsi poi, come tema dominante i fiori. Le camelie più precisamente.
Ne spugnai i bordi esterni per rendere ancora più romantico
il fiore.
Spero
di avervi emozionato con questa storia lunga 92 anni.
Spero
che l'emozione vi abbia attraversato il cuore, così come attraversa il mio, ogni volta che la vita mi viene narrata dalla zia.
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