martedì 16 maggio 2023

La giornata della Lady (VI parte)

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4 Maggio (ore 2.40pm)

Dopo un viaggio di tre ore sotto una pioggia scrosciante, ed un vento battente, la Duchessa e Pauline arrivarono a Londra.

La città brulicava di persone che, come tante termiti pronte a divorare il legno, entravano ed uscivano da pub, teahouse, grandi magazzini, abitazioni e cinema.

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Le signore di classe superiore, accompagnate da valletti e cameriere personali, indossavano grandi cappelli con piume, fiori e pizzi e per questo le si notava subito. Non era così per le donne comuni che correvano affaccendate per le strade, spesso sole, ed il più delle volte non indossavano grandi cappelli, ma solo delle rapide e pratiche acconciature 

La Duchessa scese dalla macchina tenendosi al braccio di Andrew 

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Purtroppo, scendendo dall'auto, uno dei suoi stivaletti di seta verde, piombò in una pozzanghera che ne causò l'entrata di acqua fredda all'interno. 

La Duchessa sussultò contrariata ma non rivolse alcun rimprovero all'autista. 

Pauline vide la scena ma tacque, troppo presa dal portare a braccia una borsa e una cappelliera.

Fecero per salire i primi scalini che portavano al portone dell'appartamento, quando d'improvviso si aprì l'ampia porta di legno che conduceva alle scale interne.

Violet alzò lo sguardo incurante, quando qualcosa di famigliare la colpì. 

Una valigia venne posata sull'ultimo scalino in marmo bianco, fuori dalla porta. La Lady riconobbe subito una delle valigie del Duca, suo marito. Volse gli occhi al cielo e lo vide, immobile davanti a lei

"Potevi avvisarmi, sono stata in pena"

Disse Letty, rivolgendosi al Duca senza nemmeno un accenno di saluto

"Puoi entrare per favore? Ti chiedo cortesemente di non farmi una delle tue solite sfuriate davanti a Westminster, di primo pomeriggio"

Violet era furiosa. Salì lo scalone in silenzio, sentendo solo Pauline appena dietro di lei.

"Pauline, ti prego, preparami un bagno caldo, ho i piedi fradici, non vorrei prendermi un infreddatura"

"Certo signora, lo preparo seduta stante"

Disse Pauline, trafelata e stanca del viaggio. 

"Ho passato una notte insonne, pensando a dove potessi essere"

"E dove potevo essere se non qui?"

Chiese Frederick con fare sarcastico

"Avrei potuto, in effetti, andare in una casa di tolleranza, qui nella city ce ne sono delle molto interessanti "

Violet lo guardò socchiudendo gli occhi, come a volerlo sfidare

"Ecco, sai solo prendermi in giro, rendendomi ridicola"

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"Smettila, non ti ho mai sminuita, sei una donna con un carattere da uomo, non ti potrebbe sminuire nessuno, e soprattutto, mai lo farei io"

Il Duca aveva un tono di voce bonario, anche se non aveva ancora perdonato Letty per la discussione avuta giorni prima.

"Potevi almeno salutare i tuoi figli, non andartene alla chetichella"

"Chi ha detto che io non l'abbia fatto"

"Dorothy me lo avrebbe detto "

"Dorothy quando i bambini dormono, cuce nella nursery; tu lo sai bene"

"Cosa vorresti dire? Che non bado ai miei figli?"

"Non dico questo, ma dico che molte volte non ci sei, tutto qui"

"Io sono una madre presente, che adora i suoi figli, a differenza del padre!"

"Non ti permettere, per Dio! "

Frederick diventò livido in volto

"Non ti permettere di dire questo, perché per quanto è vero iddio ti do uno schiaffo"

"Dammelo"

Il Duca rosso in viso -dopo l'ennesimo atto di sfida della moglie- si irrigidì, strinse i pugni tanto che le vene delle mani e degli avambracci, si gonfiarono a tal punto che parvero spaccarsi, chiuse gli occhi, frustrato dalle continue schermaglie con la Duchessa. Sentì delle piccole gocce di sudore scendergli dalla fronte, vi passò una manica arrotolata della camicia bianca per asciugarsi. Aprendo gli occhi respirò lungamente, fissò Violet come fosse sotto un'incantesimo. Si rese conto che quella donna lo teneva in scacco ed il tono della voce si fece pacato 

"Lo sai, lo sai che non alzerei mai un dito su te o i miei figli, non lo farei mai, non sono quel tipo d'uomo" disse, rendendosi conto di avere ancora i pugni stretti.

"Piuttosto che fare crescere i miei figli da un padre manesco, li porterei via, incorrendo nella pena della legge" 

Violet era a piedi nudi, ancora vestita, e guardava Frederick con fare altezzoso.

Il Duca sciolse i pugni, muovendo le dita irrigidite dalla troppa tensione

"Letty io..."

Un tocco secco alla porta li distolse dall'ennesima lite

"Mia Signora, il bagno è pronto"

Disse Pauline, con voce d'imbarazzo

"Grazie, eccomi"

Letty chinò il capo guardando la cameriera personale, come segno di apprezzamento nei suoi riguardi, causandone una smorfia di intesa sul viso di questa.

"Io vado" Disse Violet voltandosi verso il marito 

"Non vedo l'ora di spogliarmi, riscaldarmi e cambiarmi"

Frederick non rispose, rimase così, nel grande salotto blu. Solo, silenzioso, pensieroso e cupo in volto.

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Si lasciò cadere, come un cavallo stremato, su una delle grandi poltrone di legno scuro e stoffa blu, che erano già state coperte (vista quella che doveva essere una veloce ripartenza del Duca) da grandi lenzuola di lino bianco a protezione della polvere.

Letty era al caldo nella stanza da bagno. Pauline l'aveva aiutata a spogliarsi, togliersi i gioielli e sciogliere l'acconciatura, portando via tutto ciò che non serviva più 

Le fiammelle di due candele sfarfallavano ai piedi della grande vasca di ghisa, rivestita di ceramica bianca, tenuta in piedi da quattro grandi zampe di leone, anch'esse di ghisa, dal colore naturale.

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Pauline aveva messo nell'acqua bollente dei petali di rose rosse e rosa, e la fragranza degli olii essenziali si avvertiva in tutto il bagno.

Violet, immersa fino al collo nell'acqua, si passò le mani leggere sui seni, pensando che, nonostante due gravidanze, fossero ancora turgidi e tondi. Passò i minuti guardando il suo corpo, ogni centimetro del suo corpo, bianco, sinuoso e vellutato. I fianchi erano un po' più morbidi e l'unica cosa che faceva pensare ad una gravidanza passata, era la pancia rimasta più cedevole.

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Assorta nei suoi pensieri non sentì aprirsi la porta...


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